Alice Lotti ama disegnare gli animali (basta dare un’occhiata al suo blog per capirlo), vorrebbe uno stile di vita slow ma il suo lavoro non glielo permette e dà una definizione alla figura dell’illustratore che mai nessuno aveva osato prima: L’illustratore non è un artista, è più vicino alla figura del traduttore, che attraverso linguaggi non verbali deve saper tradurre dei concetti. Parlare con Alice mi ha aperto un mondo.
Raccontaci dell’esperienza di Muro come un pesce. Da quale esigenza nasce, che accoglienza ha avuto.
La mostra collettiva di illustrazione Muro Come Un Pesce (murocomeunpesce.tumblr.com) ha viaggiato tanto in Italia e all’estero. Questa iniziativa, nata inizialmente come idea personale mia e della mia “collega” illustratrice Laura Fanelli (www.laurafanelli.com), ha riscosso in seguito molto interesse. Il fatto di realizzare una collettiva è stato per noi un’esigenza ma soprattutto un desiderio: quello di poter coinvolgere illustratori professionisti e non, all’interno di una mostra itinerante per far vedere che qualcosa si muove nel panorama dell’illustrazione italiana.
La tua parola preferita.
Animale.
Lavori tanto con Slow Food. Sei una sostenitrice dello stile di vita slow o somigli più ad una lavoratrice frenetica?
Ho lavorato per Slow Food e ne rispetto i valori fondamentali, purtroppo il lavoro del grafico/illustratore è un lavoro fatto di tempi stretti, consegne improvvise, serate davanti al computer. Sarebbe un sogno vivere in una realtà priva di spazio e tempo ma purtroppo non mi è ancora possibile. In fondo il mio è un lavoro.
Ti senti un pesce fuori d’acqua per via del tuo lavoro inconsueto?
In verità credo che al momento ci sta molta attenzione verso questa figura un tempo incompresa. Non mi sento un pesce fuor d’acqua perché vivo la mia figura in modo molto professionale. L’illustratore non è un artista, è più vicino alla figura del traduttore, che attraverso linguaggi non verbali deve saper tradurre dei concetti. Spesso si trova a che fare con argomenti a lui non affini, sui quali è necessaria una documentazione. Sì, al momento è forte l’interesse verso questa professione, sicuramente mi sento una privilegiata perché fortunatamente faccio della mia passione il mio lavoro, ma i momenti di difficoltà e sconforto sono comuni a qualsiasi altro lavoro, di qualsiasi tipologia e livello.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Quanto c’è di primordiale nelle tue illustrazioni?
Nelle mie illustrazioni c’è quello che ho imparato sui libri, quello che ho visto, le persone che ho conosciuto e quello che mi hanno insegnato. Spero che col tempo saranno sempre più belle.
Un colore di cui potremmo fare a meno.
Il nero. Colore troppo facile.
Di cosa si parla in Nove Vite? E a chi appartengono?
Nove vite è un progetto di qualche anno fa, è una raccolta di porte disegnate al tratto, dietro a ogni porta c’è una vita raccontata. Mi piacciono molto i lavori ripetitivi, fare le textures, i trattini, le righette è rilassante e non si pensa a niente.
Con Panino hai sviscerato i luoghi comuni sull’Italia in cui viviamo.Ce n’è uno che non conoscevi?
Agli italiani piace lamentarsi ma senza mai muoversi dallo stesso punto.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?
Questo: Scarpe inadatte per piedi troppo grandi.