Comincia tutto con gli snippets e una mail. Scrivo al capo, chiedendogli di contattare Mauro Mattei, alla ricerca di un’intervista. Mauro aveva appena pubblicato piccoli spezzoni del suo EP, e non serviva un genio a capire il valore musicale di quel progetto. La voglia di conoscere cosa si nasconda dietro quei suoni è forte, perché forte è la caratterizzazione che essi subiscono. Mauro fa musica in un modo tutto suo, che potresti provar a spiegare con una recensione. Ma, facendolo, entreresti in una di quelle serre, con dei fiori meravigliosi, dove ovunque metti mano, rovini qualcosa. Con codardia ho scelto di chiedere direttamente a lui a Mauro, che altri non è che Miami Mais, da poco fuori con “A Popcorn Diet” EP d’esordio sulla Activia Benz.
Con lui partiamo dall’ABC, dalle ragioni che l’hanno spinto ad intraprendere questo progetto e, inoltre, a dargli questo nome…
È fondamentalmente un richiamo agli ’80, a certe suggestioni patinate, e poi ci sono le mie iniziali. Mentre per ciò che riguarda il progetto in sè, ho voluto creare con questo moniker una forma musicale che sentissi davvero mia.
Proprio in relazione a questo: a cosa ti senti più vicino, cosa ti ispira? Vale tutto: un’artista, una corrente di pensiero, un genere musicale, quello che vuoi.
Gli artisti di riferimento sono tantissimi ma l’ispirazione, consapevole o meno, arriva da ciò che mi circonda e spesso non è musica. Può essere uno spot, un ricordo, qualsiasi cosa. Spesso è un concetto e basta, che poi cerco di sviluppare su un sequencer, il più delle volte arrivando a risultati che non coincidono con le intenzioni iniziali
Mi sembra di capire ci sia anche una sana dose di improvvisazione in quello che fai?
Senz’altro, ma sono un pessimo bluesman.
Mi sono fatto questa domanda da solo mille volte, e dopo dirò anche la mia, ma quale credi che sia il tratto distintivo della tua musica?
Cerco di creare una pasta sonora in cui convivono suoni futuribili e retro-nostalgici, tenuti insieme da una forma straniante ma compatta.
Credo di esser d’accordo con questa definizione. Tutti i beats di “A Popcorn Diet” suonano familiari, come se li conoscessi da una vita. Il bello è che te li trovi declinati in mille modi diversi, arrivando fino a dove la tua mente difficilmente riuscirebbe a spingersi. Forse è questo il punto principale: arrivare un po’ più in la degli altri, e poi tradurre quello che si vede dall’altra parte in note. Quindi il futuribile è perfettamente inserito nel contesto, nonostante il suono risultante sia estremamente reale, qualcosa di tangibile.
Ampliando il discorso, passando dalla tua musica a quella di tutti: dove credi stia andando la musica elettronica?
Per fortuna non in una sola direzione. Esistono micro e macro ondate: generi che nascono e muoiono sul web in poco tempo. Credo sia importante non farsi mai fagocitare dall’ultimo hype di turno ma saperne cogliere ciò che c’è di buono.
Passiamo all’EP. Come sei entrato in contatto con la label?
Per questo devo dire grazie a una persona , A.G. Cook, attualmente uno dei miei produttori preferiti. È stato lui a passare le mie cose ad Activia Benz notando una certa contiguità.
Poco prima dell’uscita ufficiale del disco, il video di “Keep One Thing” è stato anticipato da Thump. Le immagini sono, per usare un eufemismo, particolari. Come vi è venuta l’idea di girare una roba del genere?
Il video è stato realizzato da Mauro Nacca. Siamo partiti con l’idea di creare un flusso visivo che seguisse il mood del brano, attraverso un uso del low fi spinto all’eccesso. Il carlino ha vinto tutto.
C’è un motivo dietro la tracklist? Mi spiego: la suddivisione delle tracce non mi sembra casuale, e quasi come si alternassero sole e luna di continuo, con la 1 e la 3 a fare il sole, 2 e 4 la luna.
Può darsi , è stata una scelta piuttosto istintiva, tra l’altro coincide con l’ordine di creazione dei brani.
Parlando d’altro: tu sei un producer e abiti (oltre ad esser nato) al Sud. Com’è fare musica nel Sud Italia? Nel senso, si sente la differenza rispetto a chi vive al Nord? Come mai sempre più producer/dj scelgono di spostarsi su.
Di sicuro al Nord ci sono più occasioni di esibirsi, di trovare realtà interessanti a livello professionale, ma questo è un discorso estendibile a tutto il mondo del lavoro in genere. La verità è che il Sud Italia è però sempre florido di talenti e di organizzazioni che spingono buona musica. Internet funge un po’ da livella in questo, oramai dove vivi non conta poi così tanto.
Traslando invece il discorso a livello nazionale. In Italia si vive di musica?
Sì, l’importante è raccontare sempre una bugia credibile alla nonna. Nel senso: la domanda che si rivolge più frequentemente a un musicista è “cos’altro fai?” E in molti abbiamo una risposta di riserva.
Cosa c’è nell’immediato futuro di Miami Mais?
Porterò il progetto nei club proponendo alcune tracce da “A Popcorn Diet”, alcuni inediti insieme a cose non mie. A breve uscirà un mio brano per una compilation free download di Turban Radio (Praga). In questi giorni ho avuto un paio di richieste di remix, credo ci lavorerò su.
Senti un po’, ma è vera la storia che cucini meglio di come produci?
La cucina è un posto dove mischio cose diverse, non è molto diverso da uno studio di registrazione.
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