Sull’articolo dell’ultimo album di Chaz Bundick in full stream consigliavamo ai lettori (e ascoltatori) di godersi un po’ del sole di agosto con in sottofondo What For?. Ebbene, quando a settembre ti prepari ad accogliere la musica autunnale, è sempre piacevole riservare un po’ di spazio per una cosetta inaspettata, da una persona altrettanto inaspettata: Toro Y Moi e il suo ultimo lavoro, Samantha.
Per alcuni questo mixtape è un ritorno alle origini, per altri una necessità: What For? non verrà ricordato come il miglior album personale, pur contenendo a mio parere degli aspetti avveniristici impercettibili che non appena colti sconvolgono l’ascolto.
Mettiamola così: Samantha raccoglie tracce che vanno dal gennaio 2012 ad agosto di quest’anno; tre anni nei quali Bundick rilascia Anything in Return, Campo/ Outside with You, Michael (sotto il moniker di Les Sins), il sopracitato What For?, più June 2009 che raccoglie le tracce di quel giugno: sperimenta, sbaglia (poco o niente) e se ne frega. Se ne frega e salta da una parte all’altra della scena, producendo Sunday Dinner dell’amico e collega Keath Mead e comparendo in Rodeo di Travis Scott: a volte Toro e altre volte Moi; a volte fa sentire gli zoccoli e picchia giù i bassi, altre volte
Non chiamatela schizofrenia artistica, chiamatela “dissociazione volontaria con tratti di irrequietudine artistica” che suona molto più educato (o forse no): ogni volta che Chaz riceve un complimento per la sua musica lui mostra un sorriso tirato e in bilico tra l’insicurezza e la finzione; lo sguardo vago come se non gli importasse del parere altrui, eppure non è così, ne sono certo.
Toro y Moi è musicalmente nichilista e poi rinascimentale, è quieto ma quando c’è da cantare a gran voce tira fuori il falsetto. Ascoltarlo è complesso, proprio perché fa cose semplici, senza nemmeno sforzarsi troppo.
Ha i riccioli e sprazza generi musicali dalla testa come fusilli.
Ha Samantha, Michael (il cane), lo zen, eppure egli continua a migliorarsi, creando.