La piccola ma agguerrita label Bosconi nel corso degli anni si è fatta notare dagli appassionati di house di qualità per delle uscite che hanno visto alternarsi produttori nostrani -i due fondatori Fabio della Torre ed Ennio Colaci in primis con il loro progetto Minimono– ad altri illustri nomi del panorama internazionale: Bruno Pronsato, Ricardo Miranda ed i leggendari A Guy Called Gerald e Paul Johnson, tanto per citarne alcuni. Da pochi giorni nei negozi di dischi, “Theory of Strings parts 1&2” è il nuovo progetto discografico per il duo Minimono in forma di due distinti e separati EPs che però vanno insieme a formare un solido ed allo stesso tempo sofisticato album nel quale il Bosconi sound viene espresso al suo meglio. Quale occasione migliore dunque, per raggiungere il due produttori e farsi raccontare qualcosa del background musicale frugando tra le rispettive collezioni di dischi?
Il primo disco che hai acquistato:
Ennio: “Beggars Banquet” dei Rolling Stones. Il disco lo conoscevo già bene perché avevo un cugino più grande di me che aveva l’intera discografia dei Rolling Stones e lo avevo rubato qualche mese prima, ma alla fine lo dovetti restituire e così mi toccò comprarlo. Un disco carico di energia che come tanti dischi di band inglesi di quei tempi avevano radici nella musica nera americana di qualche decennio prima. Credo che da li sia partita una passione per il rock n roll che è ancora viva, ma anche un attenzione particolare per la musica blues, il rhythm and blues e la musica nera in generale.
Il disco che possiedi e del quale ti vergogni un po’:
Di nessuno perché nel momento in cui è stato comprato probabilmente per noi era importante.
Il disco che ti ha fatto decidere di darti alla musica:
Ennio: Non ricordo quale è stato il disco che mi ha fatto cominciare a suonare perché avevo appena 13 anni, ma ricordo cosa mi ha convinto a mollare la batteria e cominciare a produrre musica elettronica intorno al 1995 ed è stato “In sides” degli Orbital.
Il disco che ti ispira dal punto di vista della produzione:
Fabio: “Synthese” di Pepe Bradock. Disco molto emotivo come del resto tutto quello che Pepe Bradock fa. È uno dei nostri produttori preferiti, un genio vero.
Il tuo disco italiano preferito:
Ennio: E’ dura, ma forse su tutti scelgo “Lungo I Bordi” di Massimo Volume”. Un disco intelligente, che ha segnato un periodo molto importante della mia vita.
Il disco che non manca mai di farti venire voglia di ballare:
Fabio: DJ Deeon “Point Em Out”. Super techno ghetto destroyer
Il disco che ti commuove sempre:
Ennio: “Pale Blue Eyes” dei Velvet Underground. È una canzone a cui sono veramente affezionato!
Il disco che usi per rilassarti:
Fabio: AIR “Premiers Symptomes”. Mi piacciono le atmosfere che creano i caldissimi suoni di Rhodes, sono dei timbri che mi riportano in stato fetale.
Il tuo disco preferito del 2016:
Fabio: Dollkraut “Hornet Green”. È il mio disco preferito del 2016, anche se è uscito a fine 2015. L’ho assimilato piano piano e l’ho fatto proprio nel 2016. Un disco a meta tra kraut rock e disco con sonorità molto originali!
L’ultimo disco che hai acquistato:
Fabio: Prism “Fallen Angel”. Disco se non sbaglio del 97′ che è stato ristampato il mese scorso. Mi piace molto perché ha diverse influenze dall’elettro al broken beat all’hip hop e degli ottimi arrangiamenti.