È sempre difficile scrivere di un album in anteprima, è lavoro per penne sopraffine.
A questo punto fidati di me o molla la presa adesso.
Confess è il secondo episodio di Twin Shadow, belloccio americano, di voce soave, di nobili melodie e di abili rimandi, seguito del primo fortunatissimo disco Forget, finito nella classifica dei dischi “Proprio Ciao” del 2010.
Tranquillizzo i fans prima di descrivere con modo guascone le canzoncine. Non ci sono cambi di rotta, il ragazzo scrive sempre bene. Penna orgogliosa e brillante, il moraccione saltella tra i generi e le mode mantenendo quel suono e quelle melodie così ’80 da far venire la nostalgia della Girella Motta anche a Jerry Calà. E parla d’amore, quasi ed esclusivamente d’amore, come neanche Ridge Forrester saprebbe fare.
Ottima partenza con Golden Light, uno dei pezzi più freschi dell’album. Georgione ritornella e quasi si autocita con un “So Low” cantato nel bel mezzo del pezzo che fa tanto rimando a So Slow. Seconda traccia più distesa, ma di ottimo appeal come You Call Me On ad anticipare il primo singolo dell’album, Five Seconds, possibile colonna sonora per il remake di Top Gun. Ma “Take My Breath Away” è troppo dietro l’angolo per convincermi del tutto e l’occhio onesto e sincero di Tom Cruise mi guarda da Youtube e mi consiglia di non dire bugie: mi sarei aspettato di più dal primo singolo, sebbene il video neanche mi dispiaccia troppo, anzi a tratti mi esalti anche se non capisco bene perchè. Comunque non faccio in tempo a dispiacermi troppo che Corey Heart mi fa l’occhiolino da sotto gli occhiali da sole e parte Run My Heart, già in top 5 tra le canzoni “quote rosa” dell’estate e John Cusack approverebbe. La traccia sei è The One e finalmente capisco il filo logico della trilogia che ho appena ascoltato. Il ritmo e il basso son quelli di Footloose (o quello di Close to Me dei Cure tanto sono quasi identici), ma il pezzo ha trame e logiche sue, vive bene e mi piace parecchio. Kevin Bacon non ho bisogno delle tue lezioni di ballo, che si sappia. Beg for the Night, altro pezzo piacevole, ha chitarra e incedere che mi ricordano le cose dei Big Country periodo The Crossing, ma anche altro, sempre ’80 ovviamente, non si scappa. Siamo a Patient cavalcata black e casioline, pezzo alla Cuzzocose, pezzo alla Yandro con il negroni in mano. Non conoscete i personaggi? Non vi perdete niente. O forse si. When the movie’s over apre una parentesi personale. George ed io ci siamo conosciuti l’anno scorso e mi diceva appunto della sua passione per gli ’80 (ma va?) e per l’italodisco. Ecco, questo pezzo è italo pop disco caraibica: fiiiichissimo. I Don’t Care è la penultima canzone, non mi esalta (o forse non sono ancora entrato nel mood), ma mi piace questo uso delle batterie chip della Casio super compresse. Be mine tonight chiude l’album, inno d’amore. Nessuno lascia nessuno qui, io sicuramente non lascio Twin Shadow che promuovo alla seconda difficile prova, ma nemmeno lui lascia me, infatti parte una ghost track. Amore amore illogico amore disperato lo vedi sto piangendo, ma io t’ho perdonato. Lo dice pure V for Venditti. Ce l’ho fatta, andata anche stavolta.