Ve li ricordate i CAFFIERO? Il trio elettronico meno ortodosso del circuito presenta oggi la sua prima fatica sulla lunga distanza. Esce in free download MOSCAGRANDE, comprensivo di 11 tracce interamente autoprodotte dai tre fanesi. Sabato scorso al release party Shaq si è lanciato nell’immane impresa di tentare un’intervista. Tra dilemmi esistenziali, citazioni improbabili e divinità post-moderne, siamo anche riusciti a parlare di musica. Un sentito ringraziamento lo merita l’anima saggia del gruppo, Charlie, che ha affiancato e domato Ale in questa chiacchierata irreale.
Charlie, mi presenti la band?
C.: La band è composta da Andrea Gobbi, Alessandro Gobbi e me. Loro sono fratelli e tutti e tre siamo amici da quando avevamo 10 anni. Siamo tutti fanesi, vent’anni che ci conosciamo… quindi siamo tutti quasi trentenni. Andrea suona il basso e nel disco anche il contrabbasso. Alessandro suona le batterie, si occupa dei campionamenti e canta. Io sono i sintetizzatori e un po’ di campionamenti. I campionamenti ce li dividiamo noi due, in pratica.
A.: Come in una sorta di campionato… Tra l’altro domani Alonso se perde è fregato, lo sai?
Veniamo al disco: MOSCAGRANDE. Perchè questo nome?
C.: è stato veramente casuale. Era il giorno in cui è morto Germano Mosconi quello che bestemmiava in TV. Scherzando abbbiam detto: “chiamiamo il disco moscone….grande mosca…anzi moscagrande!” Totale casualità anche se poi rispoecchia un po’ il suono del disco, che è un grande ronzio.
A.: Anche come omaggio ai Blood Sweet and Tears! Soprattutto alla capigliatura del cantante.
Ale. Tu e Andrea siete figli d’arte, vostro padre è contrabbassista e vostro zio suonava negli AERODYNAMICS. Siete cresciuti in una casa in cui si respira musica. Quali dischi porteresti su un’isola deserta?
A.: Allora, diciamo almeno 4. Il primo è un disco dei Chicago. Il secondo disco è il disco dei Barbacans! Il terzo è un disco di Bruno Lauzi. Ma soprattutto, The sun don’t lie di Marcus Miller, un disco meraviglioso, con dello slap incredibile…
Charlie, tu invece? Che dischi ti porti su un’isola deserta?
C.: Porterei i Nirvana, assolutamente, un disco dei Nirvana. Poi i Deaftones: i dischi e anche una gigantografia del cantante perchè secondo me è dio. Poi qualcosa di post-rock, sicuramente… direi i Red Sparowes.
Come nascono i Caffiero? Vi conoscete da una vita ed ognuno di voi suona in progetti paralleli. Charlie da solista, Andrea diviso tra gli Ebrei e il folk degli Obelisco Nero, Ale ha un passato pop… com’è successo che abbiate iniziato a suonare insieme?
C.: La verità è che i fratelli Gobbi si riunivano in casa in queste serate come dire.. “a delinquere”. Erano serate annoiate, un po’ alterate dal vino e loro le passavano a suonare. Poi è sopravvenuto il bisogno di un elemento che desse corpo alle loro composizioni e cercavano qualcuno che si unisse a loro. Lo han trovato nel loro vecchio amico con cui giocavano a basket, cioè me. Quindi il tutto è iniziato così nel dicembre 2010.
A.: Tra l’altro lui è un grande tiratore da tre punti, sai?
Pepsi o Coca-Cola?
C.: Coca-Cola, sono tradizionalista.
A.: Pepsi e ti dico perchè. Quando facevo l’istituto alberghiero c’era un distributore che, inspiegabilmente, se digitavi due volte CocaCola e una volta Fanta ti uscivano tre Pepsi. TE LO POSSO GIURARE.
Gin Tonic o Vodka Tonic?
A.: Gintonic.
C.: Tonic… direi gin, sì. Però in generale è meglio la vodka è più affabile.
Ascoltando Secondo si sente una potente vena funk. Un po’ tutto il disco è costellato di variazioni di genere… cosa influenza la vostra musica?
A.: Sintetizzando ci sono 3 gruppi che ci hanno influenzato pesantemente. Innanzitutto i Chicago, il cui brano Hard to say I’m sorry ci ha segnati profondamente. Poi i Blood Sweat and Tears e la capigliatura del cantante. Poi c’è Marcus Miller, grandissimo bassista slappante.
Poco fa mi avete rivelato che ognuno di voi ha delle canzoni preferite all’interno di MOSCAGRANDE, com’è ovvio che sia, in fondo. Quali?
C.: Direi Coffee, Bullshit e Violence in the kitchen. Però ci sono dei problemi con Violence, perchè i fratelli Gobbi non vogliono suonarla dal vivo mentre io la considero una hit assoluta. Ma siccome su disco c’è una batteria suonata dal vero, loro sono contrari al farla dal vivo. Io però ci tengo molto, secondo me è una grande canzone.
A.: La bonus track, Van der Kraftcshe, cantata da Pietro Fornasini, che un pomeriggio d’estate iniziò a cantare in un tedesco fittizio che mi colpì moltissimo.
Ora una curiosità tutta mia. Una traccia s’intitola Tubi: ceci n’est pas un pipe. Citate Magritte? Che significa?
C.: La verità è che “tubo” in inglese si traduce “pipe” e quindi è un po’ come dire “questo non è un tubo“. C’è un non sense… E invece la canzone è un tubo, nel senso l’abbiamo scritta suonando dei tubi che c’erano fuori dalla sala prove. Poi c’era anche l’aspetto mistico per cui “pipe” in francese vuol dire anche “bocchino” e allora tutti questi significati per sole quattro lettere rendevano quella parola piuttosto magica.
My skeleton is older than my father è un titolo piuttosto curioso: che significa?
A.: In realtà quella canzone era una canzone destinata ad essere cestinata, era priva di struttura, di un senso compiuto. Poi abbiamo deciso di inserire il testo di un grande artista che si suicidò negli anni ’80 per mancato riconoscimento della propria arte. Ed era il cantante dei The Sound. Il titolo della canzone dei The Sound è Skeleton, noi avevamo scelto per titolo My father is oldel than my father e poi l’abbiamo così modificato nel momento in cui ci abbiamo messo sopra il testo di Adrian Borland riadattandolo.
Siamo alla fine: come nascono i vostri pezzi?
C.: Dunque succede così: ci riuniamo e suonianmo tutti. Poi succede che uno dei tre partorisca un riff che convince gli altri e quel riff diviene la base del pezzo. Per cui all’inizio c’è un bel po’ di confusione finchè qualcuno non produce qualcosa che agli altri sembra sensato. Se ci fai caso tutte le canzoni hanno un riff di base, una colonna portante.
Se ci avete messo 10 minuti a leggere questa intervista, sappiate che il file audio originale comprende oltre 30 minuti di deliri irripetibili. Ciò che invece è degno dell’attenzione di Shaq è MOSCAGRANDE, in free download da oggi.
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