“Love can’t talk” è un disco che parla d’amore e l’amore, appunto, spesso non può parlare.
Comunque…
DARLING:
Stavo riguardando per l’ennesima volta Wild at Heart (Cuore Selvaggio) di Lynch.
Sailor Ripley, nella sua giacca di serpente, canta a Lula una canzone di Elvis in una discoteca metallara al termine di una rissa. Metto pausa nel player e 20 minuti dopo “Darling” è un demo.
Al sax c’è il quarto Wolther, Stefano Cristi, che vivendo a Barcellona ce lo ha suonato al telefono.
Ai cori il “fratello” Jonathan.
YOUR NAME:
Era già presente nell’ep ed è sempre la nostra “Fragole buone buone”.
Solo che qui Andrea Suriani (che ha mixato e masterizzato il disco) gli ha dato quella BOTTA che doveva avere.
Sicuramente la mia preferita quando guido e sono in ritardo.
I’M SORRY:
Era la storia di una ragazza che non sapeva vivere l’amore e così quando doveva far finire una storia non poteva far altro che ammazzare i proprio fidanzato e seppellirlo nel bosco. Ed era in inglese. Poi una sera ho visto gli Amor Fou in concerto a Modena e il giorno dopo ho scritto una mail ad Alessandro Raina.
Mi ha regalato un testo bellissimo. “Intanto amiamoci non si sa mai” è una frase che dovrebbe stare in ogni smemoranda.
Sicuramente se Linda non avesse iniziato a cantare con noi un pezzo così non lo avrei mai scritto.
IDOL:
Perchè non bisogna mai vergognarsi di quello che si è e di quello che si fa.
Anche quando sogni di essere Morrissey e intanto assomigli a Billy Idol.
Ogni volta che Massimo entra sul charlie non riesco a non scatenarmi.
SAILOR:
Siamo sempre dalle parti di Cuore Selvaggio
JESUS:
È il pezzo che ha il suono di come saranno i Wolther.
Il testo è ispirato alla Novella del Vangelo Secondo Luca “Gesù e la Peccatrice”.
C’è un amico, NIcola Setti, che è un grandissimo cantautore.
Una sera gli ho chiesto se “A tavola con noi voglio solo Farisei, Baby” fosse una frase ridicola.
Mi ha dato la risposta che volevo sentire e il testo lo abbiamo finito a 4 mani.
SOMETIMES:
La canta con noi Federico Fiumani.
Ho detto FEDERICO FIUMANI.
SIXTEEN:
L’ultimo pezzo che ho scritto poco prima di entrare in studio ed è la cosa piu’ vicina che potessi fare ad Otis Redding. Parla di un uomo adulto che lotta per resistere alle tentazioni e alla fine ci riesce.
Ma ha vinto o perso?
Doveva essere cantato da me e Linda poi in studio mentre si lavorava alle parti strumentali Jonathan è venuto a trovarci. Ha provato la prima strofa e non sarebbe potuto più finire diversamente.
Non mi ero mai accorto di invidiare così tanto la sua voce ahahhahah.
JULESDORMEINBERLIN:
storia a parte.
Leggi la recensione.