The Tale è il nuovo EP del terzetto bolognese Ofeliadorme, uscito per Locomotiv Records due giorni fa.
Suona come una favola che viene da lontano, come quelle storie raccontate dagli aedi che accompagnavano il canto alla cetra. Solo che qui non si sta seduti per banchetti del Mediterraneo antico a tramandarsi storie investite di sacralità e mistero. Amore e Psiche è pretesto letterario che i tre di Bologna prendono in prestito da Apuleio per riscrivere il mito in veste elettronica, scura, stravolgendo i canoni della classicità quando alla cetra si sostituisce una drum machine.
Non mi dilungo ancora, lascio gli aedi cantare traccia per traccia.
La favola di Amore e Psiche racconta la storia di una giovane avvenente ma molto infelice, la sua bellezza ultraterrena suscita l’ira e l’invidia di Venere, che si innamora di uno splendido giovane di cui però ignora tutto. I due amanti si incontrano di notte e si amano al buio perché alla fanciulla è proibito vedere il volto dell’amato. Una notte, Psiche, mossa dalla curiosità, si avvicina allo sposo dormiente e con la luce di un lume ne scopre l’identità. Dal lume, una goccia d’olio cade sul viso di Eros, bruciandolo. L’uomo, furioso, abbandona la donna gettandola nella disperazione. Psiche riuscirà a rivedere l’amato solo dopo aver superato quattro fatiche, decise da Venere.
PLEASURE
Quest’estate, mentre Michele era in Giappone, io e Tato ci siam trovati in casa e abbiamo campionato suoni da un vinile di musica tibetana vecchissimo che avevo comprato anni fa a Londra. Siamo partiti dai sample e poi ci abbiamo suonato sopra questi accordi sospesi e molto lunghi. Volevamo scrivere un brano maestoso e sensuale allo stesso tempo. Il finale della favola ci regala l’intrigante nome della figlia di Amore e Psiche – Voluttà – che in inglese è tradotta come “Pleasure”. “Thus Psyche became at last united to Cupid, and in due time they had a daughter born to them whose name was Pleasure.”
FIERY TAIL
Si riferisce alla difficoltà dell’essere umano di non cadere vittima delle proprie debolezze e vulnerabilità, spesso dettate dall’inesperienza, dall’essere psicologicamente acerbi, tipico della giovane età (Eros e Psiche sono dei giovinetti); ma non solo, in realtà…la maturità non è un fatto di età anagrafica. Da qui quel “Youth, youth, youth” che sentite nella canzone. Un altro aspetto che mi interessava era la necessità di affrontare delle prove per testare la propria volontà (“We can face paths, fears and pains. Build a bridge between night and day“). Musicalmente sono partita dalla batteria, ho buttato giù ritmiche e linee base di synth e poi abbiamo rielaborato il tutto coi ragazzi. Il titolo si riferisce ad un libro di illustrazione che io e il mio compagno, Marcello, abbiamo in casa. Questo libro blu mi osservava tutti i giorni dalla libreria mentre ascoltavo il provino. Credo l’abbia comprato lui durante qualche viaggio di lavoro all’estero, mi piaceva l’idea della “coda fiammeggiante/ardente” che mi riportava all’idea dell’Eros.
SOFT SPOT
Inizialmente questo brano sembrava un pezzo cold wave, ma non ci convinceva, né lo sentivamo particolarmente nostro musicalmente parlando, nonostante ci fossero parti molto interessanti. È stato rivoluzionato ed è diventato il brano “morbido” nell’EP, in sintonia con il titolo, che potrebbe essere tradotto con “punto debole”. L’individuo non è mai pago, anela sempre a qualcosa che non possiede o a qualcosa che non conosce. Cerca una rivelazione. E spesso ignora che il tesoro più grande è già davanti ai suoi occhi.
BLINDFOLD
Questo pezzo è stato concepito totalmente in sala prove. Uno di quei casi in cui dopo ore e ore ad affinare dei brani ti ritrovi improvvisamente in un vortice di suoni e ritmo e non sai neanche perché o da dove è partita l’improvvisazione. Io e Michele ci spostavamo da uno strumento all’altro mentre Tato andava dritto col suo synth bass e teneva il tempo. Abbiamo registrato al volo con un cellulare e ci siam trovati 17 minuti di follia dove io gridavo “I’ve seen enough, enough, enough…” senza nessuna logica apparente. L’ho trovato ironico a posteriori, è il brano che chiude l’EP e l’abbiamo ridotto all’osso. Non sempre “vedere” equivale a “comprendere”. Allora ecco che torna l’ossessione di Psiche che voleva “vederci chiaro”. Forse un giorno ne tireremo fuori una extended version. E’ un brano sulla “caduta”, la rottura di un patto di fiducia.