Sequoyah Tiger è il nome d’arte di Leila Gharib, artista di Verona già attiva nei diversi progetti Bikini The Cat e Barokthegreat. È un nome che, già a partire da questo brillante EP pubblicato per la tedesca Morr Music, richiama l’attenzione. Questa breve prima prova, infatti, non solo sfila cinque pezzi eclettici, piacevoli e con un chiaro stile, ma dimostra anche una certa capacità di strutturazione che può dare gustosi frutti in un lavoro più lungo.
La traccia d’apertura dimostra sin dall’inizio la propensione per i giochi verbali presente anche nel titolo dell’EP e invita all’ascolto con un intrigante ritmo deciso. Slimer Smile tiene in sospeso l’orecchio con un gioco di melodie psichedeliche che ricorda Panda Bear. Hey Paul Anka sembra una ninna nanna cantata sottovoce nell’orecchio dell’ascoltatore: crea un’atmosfera intima che chiude l’EP con la voglia di tornare all’inizio.
Five Chants si trova nel mezzo. È la traccia più sperimentale, per molti versi la più fastidiosa: spacca in due l’EP in maniera decisa, invadendo l’orecchio dello spettatore con un muro di cori e sintetizzatori che sembrano attraversare, masticare e infine rigettare il rumore dello shoegaze. Anche le parole si confondono nel miscuglio di suoni così che l’unica frase davvero comprensibile sia “i don’t know what to do” seguita dal ritmo vocale che ricorda l’onomatopea del titolo, che urlato in questo modo assomiglia a una serie di rabbiosi sputi. Questo sperimentalismo violento, ma di una violenza per molti versi ironica, forse non è esattamente il perno dell’EP, ma è almeno il presupposto fondamentale, così che senza questo pezzo, fastidioso e violento e comunque riuscitissimo, l’intero lavoro avrebbe un’altra forma.
Solo dal muro sonoro di Five Chants, si possono sollevare gli altissimi rilievi che sono le dolci melodie oniriche delle altre tracce. La solidità di questa traccia sperimentale, che fa da corollario agli altri squisiti pezzi più dream-pop, rende “Ta-Ta-Ta-Time” una prova coerente e valida.