Se non hai fatto in tempo a recuperare un po’ degli album elettronici usciti tra dicembre e gennaio, allora questa è l’ultima chiamata alle armi per conoscere un po’ meglio il progetto UNEPASSANTE.
L’album “Seasonal Beast” è composto di otto tracce che mettono insieme il mondo elettronico e qualche matrice folk.
Le trovi tutte spiegate qui sotto nel consueto track by track.
We Are Nine
C’è questo ricordo che mi assilla da quasi trent’anni, a cadenze regolari bussa alla porta della memoria. Faccio la doccia col tubo di gomma, dopo il mare, nel patio di casa di campagna dei nonni. Avrò sei anni, non di più, mi sciacquo via il sale di dosso, e penso: ma questo momento è davvero ora? Oppure è un ricordo della futura me? E come sarò quando ricorderò questo momento? Quando ricordiamo siamo più di uno insieme, siamo noi di ora e tutti i noi di ieri compressi in un solo istante.
Cursed Be The Light
L’alba sta sorgendo inesorabile. Tristano cerca di schermarla, appoggiando le dita sulla finestra, in un atto magico di negazione. Isotta si lancia mentalmente verso il punto di non ritorno. Non c’è scampo dalla realtà. Ma nell’arco di questi 5 minuti siamo ancora sospesi nel regno del possibile. Il baratro è vicinissimo, certo, il giorno è alle porte, ma siamo ancora sul crinale, per sempre. (Ascolto alternativo consigliato: il duetto centrale del Tristan und Isolde di Wagner).
Ordinary Stuff
La bellezza degli atti quotidiani, della ripetizione, che ci inquadra e ci salva dalle derive della mente. Mi hanno sempre affascinato i gesti semplici, cucinare, mangiare, mettere a posto le cose, rispettare le regole e le convenzioni, l’ordine sovrannaturale che imponiamo al flusso della vita. Ho voluto celebrare questo senso di sollievo che nasce dal lasciarsi guidare dalle azioni prestabilite di cui si compone il giorno.
This Be The Verse
La ridicola atrocità delle dinamiche familiari è al centro della poesia di Philip Larkin (dal suo High Windows del ’73) che fa da testo per questa canzone. I genitori che ti fottono nel momento stesso in cui ti mettono al mondo, tramandando in te tutto il peggio di sé, anche senza volerlo. L’idea dell’ereditarietà del dolore, che da uomo a uomo si trasmette diventando sempre più profondo, come una scogliera scavata dal tempo. Quindi questo accumulo di errori, di fraintendimenti, di nervosismi, cui possiamo mettere fine solo accogliendo il suggerimento finale di Larkin: don’t have any kids yourself.
Florence Be Kind To Me
Non ho mai avuto una città che considerassi casa fino a quando non ho incontrato Firenze. Firenze che per un anno intero si è negata al mio sguardo, ricambiando la mia sostanziale indifferenza. Era solo un posto dove, per motivi di convenienza, dovevo stare. E poi invece il miracolo, qualcosa che non so spiegare. Non sapevo come affrontare l’appartenenza, mi faceva paura. Questo rispecchiamento imprevisto, questa cosa che lega e mette il groppo in gola all’idea che il legame si spezzi. Camminare sui ponti, riconoscersi nel fiume, il riverbero dei colori nella luce della sera, ogni frammento di esperienza che va a connettersi con la vita millenaria di questa città.
Sleep
Pesco questo brano di Sir Thomas Browne citato da W. G. Sebald in The Rings of Saturn. Giusto una frasetta, che poi, approfondita, si rivela essere la punta di un testo-iceberg di una bellezza conturbante. Il passaggio dalla veglia al sonno, rappresentato dalla chiusura delle cinque porte del sapere (i sensi), scatena un caleidoscopio di riflessioni e immagini che portano il lettore (e quindi l’ascoltatore) a perdersi tra le sagome di Cleopatra, Ippocrate, Agamennone, i cacciatori americani e quelli persiani. Un sogno a orecchie aperte.
Sapling Tree
Materiale onirico anche qui. Un albero sfonda la finestra e mi si avvicina lentamente. Non succede niente, ma so che vuol dire evasione. E allora come sarebbe bello se si potesse dare forma reale ai sogni, ed evadere dal reale a piacimento. Trasformare le canzoni in astronavi e scomparire nello spazio siderale.
The Discipline
Ognuno trova le proprie strategie di sopravvivenza, tra l’essere e le convenzioni. La ricerca meticolosa di un equilibrio, sempre rinegoziato, tra le pulsioni del singolo e le istanze di un’etica collettiva. Una disciplina personale, niente di più, niente di meno.