Nel 2008 -tempi diversi per noi, sensi diversi per lui- Kanye West compose e pubblicò un album per se stesso. Non che normalmente si trascuri, anzi. Tuttavia, mentre di solito -Yeezus e Pablo massimi esempi- l’autocelebrazione ha lo sguardo diretto ad ascoltatori e spettatori, 808s and Heartbreak fu un resoconto di vulnerabilità, tanto inatteso da non essere capito.
Non solo nessuno si aspettava un intero disco di riflessione sulla fine di una storia; molti faticavano soprattutto ad accettare il modo in cui lo fece. Abbandonò ogni traccia di old school e diluì alla follia il suo traffico creativo: nella stanza solo lui, il Roland TR-808 e un cuore spezzato.
L’utilizzo assoluto dell’Auto-Tune, normalità odierna, nove anni fa rappresentava un azzardo. Oltre a soddisfare il suo bisogno di sperimentare, Yeezy voleva così instaurare un dialogo tra umano e digitale, carne viva contro fredda macchina: ciò che sapeva controllare, per spiegare ciò che non poteva controllare.
Nove inverni dopo, il bisogno di ricostruire sembra analogo: all falls down, recitava uno dei suoi samples più celebri, ed ecco che il palco sospeso del Pablo Tour pare crollare sotto il peso di una mente in cortocircuito. Segue un ricovero precauzionale, con ovvia cancellazione delle date rimanenti. Il meeting successivo con Trump lascia perplessi, ma a restituire segnali di lucidità è il quinto capitolo del suo percorso nell’alta moda, Yeezy Season 5. La collezione, presentata alla NY Fashion Week, viene recepita come candida riflessione sulle ombre della celebrità, frutto di pensieri finalmente puliti. Less is more, proprio come in 808s.
Poco dopo The Life of Pablo, Kanye promise di pubblicare un altro disco nell’estate del 2016, confermandone già il titolo. Turbo Grafx 16 divenne addirittura il nickname Twitter di Lil Yachty, fotografato in studio insieme ad altri rapper del momento. Come fece in Yeezus con Chief Keef, o in Pablo con Desiigner, West approfitta del momentum delle nuove leve non per aumentare le vendite -ormai tutt’altro che una preoccupazione- ma per forgiare un sound il più attuale possibile, se non addirittura futuristico. Ecco dunque che alle sessioni di Turbo Grafx figurano, oltre ai fedeli Travis Scott, Big Sean, Chance e Vic Mensa, nomi freschi come Quavo e Offset dei Migos, Lil Uzi Vert e il sopracitato Lil Boat.
La prima possibilità -quella che risulta ovvia alla vista della foto- è un album frenetico, di sperimentazioni trap e drill iperprodotte da Mike Dean, Metro Boomin, Plain Pat e compagnia. Magari Drake compare davvero, magari Jay-Z gli ribatte il cinque e rivendicano insieme il trono, magari tenendo un posticino a Kendrick. Sarebbe hip-hop modernissimo, e sogneremmo un Father Stretch My Hands in dodici parti.
A giudicare dall’aura ristorativa della sfilata a febbraio, però, l’opzione più auspicabile è un’altra.
Introspezione pacata, lucida decompressione, ordine compositivo.
Difficile immaginare una manifestazione solitaria: come di consueto agirebbe da direttore d’orchestra, chiedendo colori e umori alle mani che lo circondano.
Chi, dunque, gli indiziati?
Innanzitutto, Only One è stata sicuramente una minima frazione del lavoro congiunto a Sir Paul McCartney.
Altro nome probabile è Francis & The Lights, vista la collaborazione inclusa nel suo ultimo album.
Facile visualizzare, inoltre, la presenza di Bon Iver, la cui voce è sparsa per il lavoro più emblematico di Kanye West, My Beautiful Dark Twisted Fantasy.
Una transizione quasi logica dello stile autoriale di Kanye -cambi d’umore repentini, pace nella cacofonia- si concretizza in Dirty Projectors, ex-band divenuta progetto solista di Dave Longstreth. Il suo ultimo lavoro, più art-pop che mai, racconta proprio di una separazione. Now I’m listening to Kanye ridin’ fast dice una traccia del disco, sottintendendo la natura mistica dell’esperienza. I due hanno lavorato insieme al singolo FourFiveSeconds di Rihanna, e a detta di Longstreth si è trattato di uno scambio creativo molto fruttuoso.
Un ragionamento simile vale per il leader dei Vampire Weekend Ezra Koenig, anch’esso in studio con ‘Ye per qualche misteriosa sessione, e Sampha, voce della vulnerabilità per eccellenza.
La terza possibilità è un periodo di sosta: avventure in altri settori, investimenti più folli che calcolati, procrastinazioni ossessive e insoddisfazione generale di chi non dà tempo al tempo.
La verità sul futuro, probabilmente, risiede in una mescolanza di tutte queste alternative.
Avremo assaggi del suo percorso attuale in Cruel Winter, secondo album della sua etichetta GOOD Music in uscita nei pressi di maggio. Lì incontreremo energia a volontà, e il circolo di impazienza si rinnoverà.
Il 16 marzo, al criptico URL https://www.772233688.com/ compare un video di interferenza statica in stile VHS, accompagnato dalle parole chiave Kanye West e NASA. Poco dopo, un pacco viene consegnato alla sede di MTV: contiene una carta di credito bianca, con riferimenti ad un possibile decimo album di Yeezy e la data del 20 marzo. Def Jam smentisce, e il 20 marzo trascorre in un nulla di fatto.
Il 18 marzo, però, esce More Life, l’attesissima playlist di Drake. La traccia 18 è un minimalista trionfo di luce, ed è proprio un duetto con Kanye. Watch out for me, I’m about to glow, sbraitano. A Drake crediamo, a Kanye… si vedrà.
Nel frattempo, ripeschiamo a piacimento il Kanye che preferiamo, con la certezza che ce ne saranno mille altri.
La prima traccia di 808s ripeteva alla disperata don’t say you will / unless you will. Una frase simile riassume esaustivamente la multilateralità della sua persona. Promesse, ipotesi, progetti.
Kanye West dirà, dirà eccome, ma ancora una volta farà tutt’altro.