Abbiamo ascoltato in anteprima un album molto intenso che uscirà a brevissimo: si tratta di RAW, lavoro di OMAKE in collaborazione con gli Shune (Luca Ghiazzi, Davide Orbitello) che segue l’album di debutto COLUMNS, di cui ti abbiamo parlato qui.
Il disco si compone di 12 tracce che si allontanano dal lavoro precedente sia per contenuti che per atmosfere: in COLUMNS c’erano reminiscenze scure più marcatamente anni 80, RAW, invece, si presenta come un lavoro più maturo che procede in direzioni diverse e mostra una tensione bellissima a superarsi.
Di queste 12 tracce, Francesco ci ha regalato in anteprima Iowa che puoi ascoltare qui sotto, mentre leggi qualche domandina che gli abbiamo fatto sul nuovo album.
Qualche anno fa hai raccontato ai lettori di DLSO il tuo debutto, Columns.
Sapresti dirci cosa ti ha portato a questo nuovo album e cosa è cambiato rispetto al precedente?
OMAKE: Sono uscito dal periodo di COLUMNS completamente sfinito. Tutto il progetto OMAKE era nato più per esigenza personale che altro. Si è trasformato in un album che, fortunatamente, mi ha regalato tante soddisfazioni e 40 date in giro per l’Italia. Cosa per me assolutamente nuova. Finito il ciclo di COLUMNS, ho messo da parte tutto quello che riguardasse quel progetto, per iniziare una cosa sostanzialmente diversa. Dall’approccio, alla scrittura, alle persone intorno a me. Non perché quelle cose non funzionassero, ma per un’esigenza generale di cambiamento. Potrei parlarne per ore, diciamo che posso riassumere così: COLUMNS è il disco che sapevo fare, Raw è quello che volevo fare.
Raw vede la collaborazione con gli Shune. Come è avvenuto l’incontro tra te e i ragazzi? E, soprattutto, come si è organizzato il vostro processo creativo?
OMAKE: Dopo più di una riflessione a riguardo, la cosa che ho realizzato è stata il voler assolutamente una band per questo nuovo disco. Ai tempi di COLUMNS io e gli Shune abbiamo casualmente condivido il palco per un live, dove i ragazzi mi fecero un’ottima impressione. Il nome Shune mi era rimasto in testa, le loro cose mi piacevano. Ci siamo incontrati, abbiamo deciso di prendere i nostri mondi per farli confluire altrove. La realtà dei fatti è stata poi quella di buttare quei due mondi, e andare verso qualcosa di completamente nuovo per entrambi.
Shune: Possiamo dire che il processo creativo non è stato dei più veloci. Arrivavamo tutti da cose molto diverse tra loro, e volevamo fare qualcosa di più lontano ancora. La visione del progetto, per quanto ci riguarda, ha cominciato a prendere forma non esattamente subito. È stato come un salto nel vuoto, inizialmente. Francesco (OMAKE) è stato bravo a direzionarci e farci usare le idee nel modo giusto quasi come noi fossimo il braccio e lui la mente. Tuttavia il lavoro è stato molto collettivo, e dopo qualche mese tutto ha iniziato a scorrere liscio e le idee fluivano quasi da sole in un disco che risalta abbastanza complessivamente quello che piace a tutti noi. Niente escluso.
Ci hai regalato in anteprima Iowa, brano che nasce come sequel di Florida (prima traccia rilasciata come OMAKE). Che tipo di connessione lega questi due brani?
OMAKE: Florida è stata una canzone ispirata dalla persona con cui avevo una relazione al momento. Il tema affrontato faceva riferimento all’anime “Freedom”: In due parole, in un futuro dove l’umanità si era trasferita sulla Luna dopo aver consumato la terra, un ragazzo scopre che in Florida c’è ancora qualcuno. In special modo, una ragazza vista in una foto. Decide di affrontare questo rocambolesco viaggio credendo nel destino, o cose simili. Io stavo cominciando una relazione (inizialmente) a distanza con una ragazza conosciuta appunto partendo da una foto. Mi sembrava un bel parallelismo. Quando poi questa relazione è finita (fun fact: la relazione in questione è durata proprio per tutto il ciclo di COLUMNS, ed è finita quando ho iniziato a lavorare a Raw), è stato naturale per me andare a scriverci sopra. Iowa è il voler “riportare indietro il proprio amore sulla luna”, dove la luna sono gli affetti che sai saranno sempre accanto a te, comunque vada. È il viaggio a ritroso verso una qualche sorta di salvezza o meglio sollievo, fatto di persone-imprevisti necessari, identificati appunto anche con luoghi fisici (Iowa, Taiwan). Pensa che la persona per la quale ho scelto il riferimento geografico proprio a Iowa è qualcuno con cui ho passato nella mia vita in totale meno di 24h. Chissà se immagina di essere finita in un disco in Italia.
Ci sono degli ascolti che, insieme al vissuto, hanno in qualche modo influenzato la scrittura di quest’ultimo lavoro?
OMAKE: Assolutamente sì. Più che per la musica in sé, per l’attitudine alla ricerca, alla sfida verso se stessi e ciò che si è fatto in precedenza. Ti nomino dei dischi che per me simboleggiano perfettamente quello che sto dicendo: “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” di Kanye West, “Blonde” di Frank Ocean, “22, A Million” di Bon Iver. Ci sono stati poi ovviamente molti artisti e produttori sui quali lavori ci siamo proprio messi a tavolino e analizzato al microscopio le cose che ritenevamo più valide, avanguardistiche soprattutto. Da Travis Scott a James Blake, da Arca a Drake, dai DVSN a Young Lean. Se penso ad un concetto di suggestione estetica pura nella musica, per quanto mi riguarda “House of Baloons” (primo mixtape di The Weeknd) è un qualcosa che ancora non mi capacito come possa essere uscito quasi 7 anni fa e come primo prodotto in assoluto di un artista.
Shune: per quanto riguarda noi Shune gli ascolti passati non sono stati un’influenza così profonda nella scrittura del disco. Tutti i musicisti hanno delle influenze molto marcate date dai primi ascolti o da quelli che fin da piccoli si cerca di imitare, questo è chiaro. Ma non c’è un artista o canzone in particolare, del nostro passato, che puoi riconoscere nei suoni che abbiamo messo. Si potrebbe dire che tutti i suoni messi nell’album sono riconducibili ad artisti a cui ci siamo affezionati esattamente nello stesso periodo di inizio scrittura.
Se dovesse esserci un RAW remix a chi ti piacerebbe affidare le tue tracce per i vari rework?
OMAKE: credo che il concetto di “rework” sia proprio del mondo della musica elettronica, che sinceramente non mi appartiene molto. Ed ho anche molta difficoltà a immaginare qualcuno “toccare” Raw. Sai perché l’ho chiamato così questo album? Quando io, Luca e Davide (Shune) ci siamo focalizzati sulla scrittura del disco, non c’era nessuno oltre noi tre. Nessuna etichetta, management, booking, ufficio stampa, produttore. Giusto o sbagliato che fosse, non accettavamo consigli da nessuno. Ogni decisione e linea da seguire veniva tracciata esclusivamente da noi tre. Questo è il mio concetto di “Raw”, “Crudo” appunto. In quel momento, non contava nulla se non la musica che volevamo fare. Senza nessuna aggiunta. Solo a disco concluso il team si è allargato con i ragazzi di Arroyo, Cooking Collective e Studio Proclama, realtà bellissime messe in piedi da amici nella mia città, Pisa.
Detto ciò, ti posso però dire alcuni artisti di cui stimo il lavoro e con il quale mi piacerebbe collaborare in futuro: sicuramente LNDFK, che ritengo a livello di sonorità internazionali il miglior progetto che abbiamo avuto in Italia in anni. Poi Brianoize, per amicizia e stima reciproca. Dovrebbero tutti chiamarlo a produrre, darebbe una ventata di freschezza ad una “scena” autoreferenziale e finto esterofila. Come OMAKE, una cosa che mi piacerebbe molto fare sarebbe quella di calarmi nei panni di direttore artistico/produttore per un piccolo progetto. L’idea di lavorare sulle voci di altri mi affascina come poche cose al momento.
Le foto sono di CamillaGalvan
l’artwork di Iowa è stato realizzato da Massimo Missoni per Studio Proclama.