Affermare che il produttore britannico Mark Pritchard abbia mantenuto del corso dei decenni un profilo basso è più che un eufemismo.
Per importanza il suo lavoro, in parte realizzato in tandem con il connazionale Tom Middleton e pubblicato tra le altre labels anche da Warp, merita di essere annoverato niente meno che a fianco di quello dei ben più celebrati Aphex Twin e Autechre. Nonostante questo, il suo percorso artistico lo ha sempre portato a mantenersi lontano dai riflettori, estraneo ad uscite ad effetto e grandi gesti mediatici, inafferrabile anche dal punto di vista stilistico, instancabile nell’esplorazione di nuove sonorità e ritmiche. Il che ci porta a questo suo secondo longplayer uscito per la gia citata Warp ed intitolato “The Four Worlds”.
L’impianto generale è particolarmente vicino alle sue produzioni di genere più propriamente ambient e ad eccezione dell’introduttiva Glasspop, le seguenti sette tracce restano sospese nella totale assenza di beats, spettrali ed enigmatiche. In antitesi rispetto ad alcune delle produzioni relativamente più recenti di Pritchard c’è meno ritmo e più atmosfera tra i solchi, ma chi ha apprezzato i suoi lavori usciti durante i primi 90s ne apprezzerà senz’altro l’aria di logica prosecuzione.