Ti abbiamo aspettata a lungo, con pazienza e fiducia, come si aspettano le belle storie.
Maria Antonietta è tornata con il suo nuovo album Deluderti, un piccolo diamante composto da nove tracce, piene di grazia, forza e femminilità, prodotto con il musicista e compagno di vita Giovanni Imparato (Colombre). Non potevamo che farle alcune domande sul nuovo disco e sull’importanza delle aspettative, e se ve lo state chiedendo, no, non ne siamo rimasti delusi.
Bentornata Letizia.
Appena uscito il disco non ho potuto fare a meno di ascoltarlo tre volte di fila. Più lo ascoltavo più pensavo: la forza di questo disco è nella sua femminilità, quella che solo una donna molto intelligente possiede, che le permette di essere tutto ciò che vuole. Ho avuto una giusta sensazione? Chi ti ha ispirata in questa ricerca?
Grazie ovviamente per il complimento e per l’apprezzamento del disco. Ho cercato di non semplificarmi in alcun modo e anzi di rendere giustizia alla mia complessità di essere umano. L’intelligenza per me sta proprio in questo, nella gestione della propria e dell’altrui complessità come un valore e non come un peso. Certo a volte non essere una linea di contorno crea qualche problema, non rende idilliache tutte le relazioni, non rende semplici tutte le comunicazioni ma direi che è molto più remunerativo e divertente sulla lunga distanza.
Mi hanno ispirata molte poetesse che ho letto e frequentato in questi ultimi anni, esempi di ricerche condotte con devozione e nelle profondità, donne radicali e spesso niente affatto simpatiche. Cristina Campo, Emily Dickinson, Sylvia Plath, Antonia Pozzi…
Mi sembra di capire che il filo conduttore dell’album sia proprio l’aspettativa, la realizzazione di sé stessi nelle proprie consapevolezze. Hai ridimensionato qualcosa nelle tue aspettative durante questi anni di gestazione per il nuovo album?
Sì, il disco è esattamente un concept che ruota attorno al tema della delusione e dell’aspettativa. Tutti noi viviamo pesantemente condizionati dal carico delle aspettative e spesso ci edulcoriamo e ci semplifichiamo proprio non deluderle. Ma trovo molto più sana una delusione reale che fa avanzare un rapporto e una situazione disvelandola che una pacifica ricerca di approvazione a buon mercato.
Sono una che ha alte aspettative in generale, sulla vita… Legate più che altro ad una fiducia nella possibilità di raggiungere la felicità e la pace in questa esistenza e non ho alcuna intenzione di ridimensionarmi.
Sono passati quattro anni dall’uscita del tuo precedente lavoro “Sassi”. Ascoltando il nuovo album si avvertono note più morbide, meno rabbia, più saggezza. Qual è il percorso artistico e personale che ti ha portato a questa “rinascita”?
Credo che in realtà gli spigoli di ciò che dico siano messi in evidenza in maniera più interessante e per contrasto con un sound sicuramente più arioso e morbido che è il portato naturale di ciò che ormai da anni ascolto… credo che a volte uno schiaffo dato con pacatezza faccia più male. Mi sono presa del tempo per maturare una visione e una prospettiva…è il tempo che ha fatto tutto.
Ci vuole molto coraggio ad usare la delusione come arma, trasformandola in un gesto liberatorio. Cos’è per te quest’atto di ribellione.
Per me è la consapevolezza che anche senza l’approvazione e il compiacimento degli altri quello che dici e fai ha un valore e ha un senso. Che una vita se è autentica non potrà che puntualmente deludere qualcuno e io voglio che la mia vita sia più autentica possibile.
Sono grande fan della timidezza. A volte è un limite, altre volte una risorsa. Come hai imparato a gestirla?
Non so se ancora io riesca a gestirla… sicuramente l’ho resa produttiva… ho trasformato il mio mondo interiore in canzoni.
L’artwork dell’album è meraviglioso, sembra un ritratto fiammingo quattrocentesco, delicato e forte al tempo stesso. Ce ne vuoi parlare?
Il ritratto è opera di Luca Zizioli, un grande fotografo e splendida persona con cui ho avuto l’onore di collaborare. Lo stile è effettivamente molto pittorico, siamo entrambi amanti dell’arte fiamminga e mi affascinava l’idea di un ritratto fuori dal tempo, un po’ come vorrei che fossero queste canzoni. Poi emergono dal buio questi eucalipti che richiamano proprio per etimologia (eu-kalyptos “ben nascosto”) quello che ho fatto in questi anni, stare nascosta aspettando la fioritura. Così fanno i fiori dell’eucalipto, stanno nascosti dentro questo guscio rigido, totalmente invisibili e poi all’improvviso si liberano del guscio e si rivelano.