DLSO Consiglia

Racconti dagli anni ‘70: una possibile colonna sonora

CAMERETTA DEI RAGAZZI

“Non so, sinceramente.”

Sdraiati su un letto morbido come loro due, Stan e Michelle giocano a incastrare gli elastici tra le dita.

“Che gioco è?” ha appena chiesto lei, con gli occhi pieni.

Sono amici, lei ha più fascino di lui, lui ha tante storie per ogni umore.

Cambiano gioco, Stan separa gli indici come per misurare una distanza.

“Tu sei più quercia o abete?”

Si rispondono a tono senza mai dover spiegare nulla.

“Quercia. Io vado di moda tutto l’anno.”

Ride, ma è serissima. La verità è sopra ogni cosa, per loro; sopra al rispetto, sopra al lampadario arancione a forma di UFO.

“Sei cacao o cannella?”

“Cacao, pazza. Nei secoli dei secoli.”

“Che bambino.”

Oggi pomeriggio hanno bevuto una cioccolata calda con una spolverata di cannella, virtuosismo del barista mai richiesto dai due.

“Barista o cameriere?”

“Cameriere elevato alla mille.”

“Tocca a te.”

“Devo trovare ispirazione” specifica Stan, concentrato.

Si siedono sul tappeto.

“Preferisco stare qui, mi sento sulla Terra. Vivo.”

“Tappeto speciale o giardino in primavera?”

“Dipende. In generale tappeto… ma se stai parlando del giorno in cui compaiono tutte le margherite dell’universo, cambio sponda. Hai presente?”

“Sembra un live dei Beach Boys.”, dice Michelle con le palpebre sognanti.

“Ma se non li hai mai visti. Sei troppo giovane.”, la provoca Stan.

“Me li immagino così, come un campo di fiori. Pieni di ambizione. Perfetti.”

“E lasciano il palco troppo presto.”

“Ce l’ho ce l’ho! Questa è bella.”

“Muoviti non c’è tempo per pensare bisogna spararle d’istinto.”

“Gatto nero…”

“Bianco.”

“O gatto bianco? Lasciami finire almeno.”

“No no gatto nero mai.”

“Guarda che è solo una leggenda…”

“Non è quello, non sono superstizioso.”

Il giradischi insiste a vuoto, come se Marvin Gaye si sia perduto all’apice del successo. Stan e Michelle non girano il disco: l’interferenza della puntina in sottofondo fa sembrare i loro dialoghi un’intervista trasmessa su frequenze segrete. “Ma il nostro disco non scenderà mai di prezzo” scherza Stan, trovando piena complicità nell’umorismo di Mimi: “Introvabile. 500 dollari nel 1995.” “Non diventeremo mai un orologio.”

“Che ore sono, tra l’altro?” devia lei.

“Ora di un’altra domanda.” esclama sottovoce lui.

“Cibo o amore?”

“Amore.”

“Adesso?”

“Amore”

“Dimmi.”

Ride, più seria che mai.

– – – – – – – 

You’ve decided it all too soon/Rolling joints, it’s not even noon/I’m here dressed up like a cartoon/Asking please please burn your cocoon” – Your Cocoon, Jerry Paper

La musica di Jerry Paper suona come la più scioglievole e avvolgenti delle cioccolate, quella in cui potresti mollare il cucchiaino che tanto rimarrebbe fermo in mezzo alla tazza. Sono brani che mostrano con un sorriso compiaciuto le prime pelurie dell’adolescente e la piacioneria con cui ti atteggi davanti alle amiche per conquistare la tua lei. Quella stessa disinvoltura, una voce da crooner e quegli occhiali da Rick Moranis che ti fanno rubare i cuori delle compagne di bridge di tua nonna.

L’album Like a Baby di Jerry Paper suona soprattutto e deliziosamente fuori dal tempo. C’è bossanova, lounge e funk, ha tra i collaboratori due possibili anime gemelle di Paper (Weyes Blood e Mild High Club – recuperate o riascoltate quei cabaret di pasticcini che sono gli album Front Row Seat to Earth del 2017 e Skiptracing del 2016) e dà idealmente la mano a quel pop perfetto e sghembo di Mac DeMarco, Shuggie Otis e Dumbo Gets Mad.

Per chi dalla cameretta non uscirà proprio mai, c’è Happy Summer di computer science, 21 minuti di dream bedroom pop dal tessuto fino. Immaginate un Brian Wilson regredito ad uno stato infantile e autoconfinatosi in uno stanzucolo colmo di voci, cartoline di Honolulu alle pareti, peluche di una sorellina immaginaria e caleidoscopi. Happy Summer è un piccolo miracolo che non deve passare in secondo piano e che fa il paio con la bellezza obliqua e fulminea dei canadesi Loving, colpevoli di aver fatto qualche anno fa un ep omonimo troppo corto e troppo bello.

La bellezza del bozzolo-cameretta è questa. ll senso caldo di protezione di un ambiente di cui sai ogni segreto e che non ti tradirà mai. E che rimarrà sigillato nel ricordo e quindi potenzialmente uguale a se stesso per il resto del tempo del mondo.