Il primo anno da grande
di Masamasa

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Un anno fa ci siamo dati come obiettivo quello di far diventare ricco Masamasa e per farlo siamo partiti dalle basi: Single Underline fartelo conoscere.

Ora che un po’ di acqua è passata sotto i ponti, abbiamo deciso di chiedergli com’è andato il suo primo anno tra i grandi, tra offerte ricevute dalle major e percorsi indipendenti.
Lo abbiamo immaginato come una zine dove ci racconta un po' di sé e un po' dei suoi ultimi 365 giorni.

La giornata Firework tipo di Masamasa:

1. Brano del risveglio (che va in loop dai due minuti alle due ore, dipende)
2. Caffè prima di iniziare in studio
3. Pranzo con miei parenti
4. Caffè d'uscita dallo studio
5. La saletta di Giovanni
6. Lettura serale (che va da dieci minuti ad una notte insonne, dipende da quanto è bello il libro)

Ci riassumi il tuo anno attraverso alcuni dei suoi momenti chiave?

Direi che gli eventi più importanti sono stati:
1. L’uscita di Friendly
2. La collaborazione con Foolica
3. Il Miami festival
4. L’uscita di TIPAINDIE
5. Il mio primo live solista a Milano

Molti dei tuoi brani hanno dei numeri davvero importanti, sei in uno dei best of dell’anno di Spotify che ti ha dedicato anche numerose copertine. Eppure il successo non può essere validato dai mi piace o dal numero di streaming, altrimenti si entra in un buco nero che ti controlla e condiziona.
Secondo te, cosa ha funzionato nel tuo 2018?

Per me deve ancora tutto funzionare (ahah). Però comunque credo l’attenzione sia arrivata perché abbiamo puntato a divertirci, la diffusione sui portali era alta e live, ovunque andavamo, riuscivamo a consolidare le aspettative.

Come mai non hai accettato le varie offerte delle major e hai deciso di restare indipendente?

La scelta di restare indipendente fa parte della mia indole. Per adesso voglio fidarmi di poche persone, che posso chiamare a qualsiasi ora se ne ho bisogno, che sento impegnate tanto quanto me in quello che sto facendo. Inoltre credo che per entrare in circuiti più grossi serva tanta musica da parte e idee chiare. Io vivo giorno per giorno, canzone dopo canzone, magari il pezzo prima è future bass, quello dopo è country e quello dopo ancora è gospel.

Da insider, cosa ti piace del panorama musicale italiano?

Il pubblico femminile.

Le Double Underline date del tour:
Venerdì 15 Febbraio 2019 | Bologna @ Covo Club
Sabato 16 Febbraio 2019 | Seregno @ Tambourine
Venerdì 1 Marzo 2019 | Carpi @ Kalinka
Sabato 9 Marzo 2019 | Avellino @ Tilt
Venerdì 15 Marzo 2019 | Treviso @ Home Rock Bar
Venerdì 22 Marzo 2019 | Genova @ Crazy Bull
Venerdì 29 Marzo 2019 | Roma @ Monk w/ Giorgio Poi
Venerdì 12 Aprile 2019 | Parma @ Pulp

C’è una certa omologazione a determinati suoni per entrare in determinate dinamiche, un comportamento per certi versi miope perché con data di scadenza. Qual è secondo te il segreto per durare?

La pazienza: è dura salire piano piano, affermare un proprio stile e dare alle persone il tempo di capire.

Nel tuo ultimo live a Milano (al Circolo Ohibò ndr) c’era anche un coro gospel. La dimensione dal vivo è un aspetto importante per te, per cui, cosa deve aspettarsi chi viene a un tuo concerto?

È la mia dimensione preferita, sul palco mi sento a casa. Cerco di essere sempre diverso da concerto a concerto: il mio live è molto poco studiato, non ci sono grazie di nessun tipo, è tutto crudo e ridotto all’osso. Quando faccio date a Milano e zone limitrofe sono avvantaggiato perché conosco tanti musicisti e mi piace inserirli nel live. Il coro gospel era un desiderio che avevo da tanto tempo; avrei potuto metterlo su qualunque pezzo, ma ho scelto di farlo su un inedito.

Si parla ancora molto poco in Italia della salute mentale degli artisti. Nell’anno in cui un po’ di riflettori si sono accesi su di te e sulla tua musica, come hai reagito alle attenzioni e alle conseguenti pressioni?

È vero che il discorso viene poco fuori. La musica italiana sta ancora impennando tanto, forse anche per questo è difficile mostrare le debolezze in un periodo del genere. Paradossalmente, nonostante le attenzioni è stato l’anno in cui ho imparato a stare concentrato meno su me stesso: ho apprezzato molto di più la mia famiglia, la amo con tutto me stesso ed è la mia priorità assoluta. Ho avuto alti e bassi continui ma sono felice di cosa è successo.
Verso Novembre ho fatto un po’ di conti e ho deciso di usare meno il telefono, stare più calmo e pensare di più alla musica. I social fanno uscire fuori di testa, ma fortunatamente è come se avessi uno scudo naturale che non mi permette mai di scendere così in basso.
Spero solo di non vedere mai casi simili a quelli successi in US nell’anno passato.

Il 2019 di Masamasa cosa ci riserva

Meno chiacchiere, più musica.