Il sole va giù ancora troppo presto perché la mente ci proietti a uno di quei lunghissimi tramonti estivi sul mare, eppure esiste un certo tipo di musica che inevitabilmente ci riporta lì, anche quando è inverno.
Questo è l’effetto che ci fa “Koinè”, il nuovo disco di Pellegrino&Zodyaco, uscito la scorsa settimana. E non è un caso perché il progetto si dipana proprio da un desiderio di evasione, ispirandosi all’ “Elogio della fuga” di Henri Laborit.
Pellegrino traduce questo desiderio nella libertà di esplorare nuovi territori sonori, attraverso la contaminazione, per giungere a una nuova koinè, una “lingua comune” che contenga questo complesso pattern di generi, suoni passati e contemporanei. Una lingua viva che si evolve dalla precedente e, per sua natura, continua a cambiare.
A proposito di contaminazioni ci siamo fatti un viaggio nella collezione di dischi di Pellegrino, ben certi che avremmo trovato delle gemme tipiche di chi non smette mai di esplorare.