La malattia del secolo non è la dipendenza da social network, non è lo stress da prestazione lavorativa né l’ansia da buco dell’ozono. La malattia del secolo è assolutamente la nostalgia di quei favolosi, gloriosi, anoressici anni 90! La schiavitù da emulazione di quel decennio è ossessione ormai in ogni nostra espressione, ogni giorno è vissuto come se Kate Moss avesse ancora 20 anni e Lady D indossasse ancora quell’epico tubino nero con scollatura generosa. Ne siamo affamati, e per una strana ragione, quando questa dose quotidiana di 90’s è miscelata con una genuina ostentazione di omosessualità ci pare d’aver fatto anche la scarpetta nel piatto. Già, perché non ci accontentiamo della sostanza midollare di quegli anni, ma vogliamo che questa ci venga servita da un cameriere gay vestito come Amanda Lear, fieri di aver acquisito il giusto grado di tolleranza da poter accettare le moine omo come conferma del nostro essere open mind.
Giusta cosa sarebbe arrivare al nocciolo della questione e, come molti avranno erroneamente ipotizzato, non siamo qui per parlare degli Hercules & Love Affair, né degli Azari & III, né di Marco Mengoni, bensì di una succulenta novità, o meglio, una mezza novità (per rimanere in ambiti ambigui), dato che gli artisti che sto per presentarvi hanno già ricevuto eco nei mesi passati. Sono un duo, due uomini, di origini non ben definite, naturalizzati a Los Angeles, ma con un DNA palesemente mediorientale: i B.C. .
All’anagrafe Logan e Zou. I due si presentano come un calderone d’influenze musicali e visive che strizza l’occhio ad una miriade di cose. Il primo ingrediente è quella componente che, per un artista emulante i 90’s glam di Madonna, equivale alla nostra alfabetizzazione: l’essere stylish, e ovviamente la parola d’ordine in questi casi è “Gianni Versace”. Per cui, via libera ad outfit barocchi e opulenti, il tutto riletto attraverso gli spunti derivati dalle origini probabilmente egiziane dei due che impongono l’uso di certi capi simbolo della propria cultura, ma customizzati come Gianni, almeno credo, avrebbe fatto. Ragionevolmente, tutto è accentuato da una forte tendenza all’omosessualità che diventa l’ingrediente supporto all’essere stylish (se sei gay sei stylish, il contrario non è ancora stato provato nei margini della nostra galassia).
Nei mesi precedenti l’estate scorsa, sono stati notati dalla label Rhonda International che, in collabo con Scion A/V, ha pubblicato il loro singolo Return To Me, una powerful-house uptempo che incarna tutta l’essenza 90’s del duo, prodotta non per imitare quegli anni, ma per esserne l’estensione, essendo opera del producer Marc Kinchen, che tra il 1993 e 1994 fece ballare gli USA con le sue hit Love Changes e Always. Il brano, completato da vocals convincentissimi che suonano come R.Kelly che canta Haddaway, è stato rilasciato su ep con remix di Munk, GODDOLLARS e altri, accompagnato inoltre da un video in cui i due, omaggiando forse l’iconica Shania Twain, si agirano per lande desertiche abbigliati proprio come un kebabbaro in preda alla Versace-mania, trascinandosi dietro ballerini e triangoli.
Notizie più recenti dei B.C. sono pervenute invece nelle scorse ore: il duo infatti ha rilasciato in rete con download gratuito, il primo ep multi-traccia contenente, oltre al singolo Return To Me, altri cinque brani in cui si cimentano a creare ibridi con le matrici più diverse, dalla dance-house ai ritmi mediorientali, dall’afro-beat alla dub. Pare che il materiale sia già balzato alle orecchie della signora del kitsch oltre ogni confine culturale, M.I.A, che dalla pagina Facebook della sua etichetta, già nota per le direzioni artistiche cheap da far invidia al gusto dei popoli ex-URSS, N.E.E.T. Recording, pubblicizza i due suggerendo il download dell’ep in questione. Che ci sia del tenero, professionalmente parlando, tra di loro?
Intanto vi lascio il link per scaricare, ascoltare e giudicare l’ep dei B.C.