Tre singoli, tre linguaggi diversi.
Quello di Mammaliturchi è un vocabolario musicale forbito le cui pagine, non si sa perché, profumano tutte irresistibilmente di mare.
In Cordigliera, Camilo e Melanina, c’è traccia di una pizzicante salsedine psichedelica, ondate di riverberi rinfrescano i timpani e poi c’è un’atmosfera esotica, misteriosa, che aleggia sulle sue canzoni.
Da dove viene la musica di Mammaliturchi? Ce lo svela qui sotto, attraverso i suoi 5 ascolti fondamentali.
1. Upon This Tidal Wave of Young Blood – Clap Your Hands Say Yeah
Sono subito rimasto folgorato dalla nostalgia allegra di questo brano dalle parole complesse e misteriose, che si nasconde dietro una melodia da canzonetta. Una massa densa di chitarre acustiche e beat senza fine. Un sound sporco e lo-fi che viene impreziosito dall’ironia pungente che cerco sempre di inserire in quello che scrivo. Una coda infinita che poi all’improvviso si ferma premendo il pulsante stop.
2. Yaz Gazeteci Yaz – Selda Bağcan
Nei tre anni che ho vissuto in Turchia ho scoperto tanta nuova musica del posto, soprattutto artisti della scena psych-rock anni ’70 turca di cui adesso si inizia a conoscere di più anche in Europa.
Una giovane ragazza ad Ankara, lontanissima dalle rotte europee del rock, stampava un LP dopo l’altro con sopra a caratteri cubitali il suo nome, Selda. Proprio nel suo album omonimo “Selda” del ’76, succede di tutto: riff di chitarre che ricordano l’Anatolia e l’UK, synth sporchi e polverosi, urla, parole dolci che si mischiano a un saz lontano, tradizione turca e psichedelia. In copertina una giovane Selda con la chitarra in mano, jeans e maglioncino, immagine di un rock puro ma paziente e gentile.
3. Temporal – Carne Doce
Tornato in Italia dopo due anni in Cile non smettevo di ascoltare questa canzone dei brasiliani Carne Doce. Ero ossessionato dalle mille sorprendenti sovrapposizioni di riff e ritmi diversi che si inseguono e sovrappongono nella canzone. Tanti elementi del funk e della psichedelia anni ’70 che ho inserito nel disco sono mascherati e rinnovati proprio come viene fatto in Temporal, con un’intenzione tutta nuova e contemporanea.
4. Earthquake Weather – Beck
Ho iniziato ad ascoltare Beck probabilmente troppo tardi. Mentre registravamo gli ultimi brani del disco il mio produttore mi consigliò un ascolto più attento. Ho divorato la sua discografia scoprendo nell’apparente semplicità e monotonia di una canzone l’attenzione e cura di un sound che fa incontrare rock e hip-hop vecchia scuola. Earthquake Weather ti trascina con il suo ricco groove senza fine e piccole dosi di fuzz che sul ritornello ti ricordano che è pur sempre un pezzo pop. Il terremoto fa crollare tutto ma non temere, stai fermo lì e goditi il disastro.
5. Il Nostro Caro Angelo – Lucio Battisti
Il Battisti esotico è sicuramente quello che ascolto di più. Già soltanto la foto che fa da copertina all’album battezzato con il titolo di questo brano è stata una fonte di ispirazione. Piume d’uccello, costumi, corpi nudi, mistero e magia.
C’è stato un momento preciso in Cile in cui improvvisamente non riuscivo più a scrivere, le parole non erano più quelle giuste. Conoscevo già molto bene ‘Il Nostro Caro Angelo’, ma magicamente il suo ascolto ripetitivo e quasi ossessivo mi ha sbloccato e portato a scrivere le cose del mio repertorio a cui tengo di più. Ad ogni ascolto rimango sempre rapito da quanto siano enigmatiche queste parole che mi ricordano che i contenuti più succosi si nascondono sempre dietro una maschera.